Un obbligo di umanità

Riflessioni sull’accoglienza nella Giornata Mondiale dell’aiuto umanitario

Oggi ricorre l’anniversario della Giornata Mondiale dell’aiuto umanitario, un’occasione per celebrare le persone che ogni giorno si spendono per aiutare il prossimo, siano essi operatori umanitari o semplici cittadini. Parlando di aiuti umanitari non si può fare a meno di pensare al fenomeno migratorio che anche in questo momento storico, in cui tutti i riflettori sono puntati sulla crisi scatenata dal Coronavirus, non si ferma rimanendo un tema centrale nella politica.

Enrico Letta nell’articolo Diritto all’accoglienza e politiche migratorie (STRANIERO, AREL la rivista 2/2019) affronta il tema ricordandoci l’importanza di garantire «l’aiuto umanitario a chi sta morendo in mare».

 

«C’è la necessità di mettere in evidenza

la questione dell’obbligo assoluto per un paese come il nostro,

come per tutti i paesi europei, di salvare chi sta per morire in mare.

È una questione slegata da quella migratoria,

perché ha a che vedere con l’obbligo di salvare da morte certa

le persone che sono nel mare Mediterraneo.»

(Enrico Letta)

 

Quando la questione migratoria diventa centrale nella politica?

Nel 2010, spiega Letta, iniziano quelle che vengono indicate come le “primavere arabe”. Le rivolte, scatenate da molteplici fattori tra i quali la povertà, la corruzione, l’assenza di libertà individuali e la violazione dei diritti umani, vennero organizzate tramite l’utilizzo dei social network e portarono alle dimissioni di vari capi di Stato e a cambiamenti di governo. Una delle conseguenze delle primavere arabe fu l’incremento dei flussi di transito sia tra gli stessi paesi africani, sia verso le coste europee. I vari e drammatici naufragi  nei pressi delle coste dell’Unione, in particolare quello che si verificò nella notte del 2 ottobre 2013, portarono all’attenzione dell’opinione pubblica la questione.

 

Un problema di gestione e di percezione

Gli Stati Membri per preservare delle prerogative sulla questione, mossi dall’idea che fosse un’espressione di sovranità, non hanno voluto consentire a un’autorità centrale la gestione del fenomeno. Così facendo i paesi di primo approdo (Italia, Grecia e Malta) e quelli principali di destinazione (Germania) si sono trovati a soffrire in particolar modo le conseguenze di questa scelta. A ciò si aggiunge una percezione sbagliata della presenza dei migranti da parte dei cittadini, che credono che ci sia un numero di immigrati decisamente superiore ai dati reali. Inoltre, la crisi che ha messo in difficoltà i paesi europei, aumentando il disagio tra i ceti più poveri della popolazione, ha trasformato la questione migratoria in una guerra tra ultimi e penultimi.

 

«Quando la questione migratoria diventa una guerra tra ultimi e penultimi,

cioè tra i migranti e le persone povere che vivono sul territorio nazionale,

il problema diventa irrisolvibile.»

(Enrico Letta)

 

L’obbligo di essere umani

A prescindere dal fenomeno migratorio quello di salvare le persone che sono nel mare Mediterraneo è un obbligo a cui l’Italia e gli altri paesi europei non possono sottrarsi. Anche nel caso dei rifugiati l’accoglienza è un diritto che non può essere negato. In una giornata come quella di oggi è ancora più importante ricordare che aiutare il prossimo in difficoltà è ciò che ci rende umani.

 

«Se un biologo marino fra un secolo farà degli scavi sul fondale del Mediterraneo

per studiare flora e fauna, troverà 15mila scheletri

e si chiederà quale guerra mai ci sia stata in queste zone.»

(Enrico Letta)