L’Italia nell’economia globale: sfide ed opportunità delle nuove aree emergenti
Il ruolo dell’Italia nel commercio internazionale: questo il tema del convegno, organizzato il 6 dicembre 2004 presso Palazzo De Carolis, dall’Arel, dall’Istituto Affari Internazionali e da Capitalia, nel corso del quale è stato anche presentato l’VIII Rapporto del Global Outlook-Laboratorio IAI di Economia Politica Internazionale. Dopo l’introduzione di Matteo Arpe, Paolo Guerrieri ha illustrato i contenuti del Rapporto, che, partendo dall’analisi della congiuntura economica, si concentra sul ruolo delle aree emergenti
Il ruolo dell’Italia nel commercio internazionale: questo il tema del convegno, organizzato il 6 dicembre 2004 presso Palazzo De Carolis, dall’Arel, dall’Istituto Affari Internazionali e da Capitalia, nel corso del quale è stato anche presentato l’VIII Rapporto del Global Outlook-Laboratorio IAI di Economia Politica Internazionale. Dopo l’introduzione di Matteo Arpe, Paolo Guerrieri ha illustrato i contenuti del Rapporto, che, partendo dall’analisi della congiuntura economica, si concentra sul ruolo delle aree emergenti, che della congiuntura e, soprattutto, dell’aumento della domanda globale, hanno approfittato. In particolare, emerge il dinamismo dell’Asia, trainata dalla Cina e in parte dall’India, e le crescenti prospettive di Brasile e Russia. In questo contesto, l’Italia rivela una forte perdita di competitività e di quote di mercato, superiore al livello fisiologico di redistribuzione a vantaggio dei Paesi emergenti, subita da tutti i Paesi a economia avanzata. Le cause non sono ritenute congiunturali, piuttosto strutturali: fragilità del modello di specializzazione internazionale; inadeguatezza di ricerca e sviluppo; frammentarietà della struttura produttiva; basso tasso di internazionalizzazione delle imprese; scarsa capacità di attrazione degli investimenti. Per rilanciare l’export italiano e agganciare la ripresa globale, il rapporto suggerisce di puntare sul rilancio del processo di internazionalizzazione; promuovere la concorrenza, soprattutto nei servizi; ridurre la frammentazione del tessuto produttivo; sviluppare ricerca e sviluppo. Ha poi preso avvio il panel di discussione, introdotto da Roberto Ippolito, nel quale i relatori hanno convenuto sui risultati del Rapporto. In particolare, Mario Sarcinelli ha posto l’accento sulle difficoltà derivanti dal rafforzamento dell’euro sul dollaro e sui possibili rischi derivanti dall’accumulo, da parte dei Paesi asiatici, di riserve della moneta statunitense. Alessandro Castellano ha evidenziato la necessità che la SACE (di cui è neo-direttore generale) agisca per una maggiore penetrazione commerciale negli Stati emergenti, quali Cina e India. Mario Baldassarri ha esposto le difficoltà di realizzare una politica di rilancio dell’export italiano in un contesto, quale quello europeo, che definisce ad economia chiusa e a crescita bassissima. A questo proposito, riterrebbe opportuno che l’Europa fosse molto rigorosa sul rispetto del limite di deficit, ma meno sugli investimenti. Ha, inoltre, rilevato la miopia statunitense nell’utilizzare la svalutazione del dollaro per ridurre il disavanzo, esponendo il Paese, e l’intera economia mondiale, al rischio di un tracollo della moneta. Enrico Letta ha evidenziato la carenza infrastrutturale che scontano le aree europee in crescita (tra le quali, l’Europa dell’Est); la sofferenza in termini di crescita e stabilità dell’area euro-mediterranea; le carenze italiane nel non aver colto i vantaggi della moneta unica. Suggerisce che l’Italia incoraggi, attraverso incentivi fiscali, una crescita dimensionale delle imprese; promuova il sistema dei marchi; ripensi l’applicazione finora data al federalismo, individuando delle forti priorità nazionali. Mario Sarcinelli ha infine paventato il rischio, lontano ma reale, di una crisi del dollaro e criticato la distinzione, mantenuta dalla Costituzione europea, tra politica monetaria e politica economica.