Riflettendo su un istante

La vita e la morte raccontati in un’intervista con Edoardo Boncinelli

Una civiltà in cui non si moriva mai

Nella modernissima era del progresso in cui tutto corre verso il superamento di limiti e confini ci eravamo quasi concessi il lusso di dimenticarci la Morte. Con l’età media in aumento nei paesi del vecchio continente avevamo pensato di averla messa il più possibile all’angolo grazie alla scienza medica. Ci eravamo un po’ illusi di essere più al sicuro dei nostri antenati, in controllo del nostro destino.

Non c’è bisogno di sottolineare quanto i recenti avvenimenti abbiano spazzato le nostre sicurezze come fossero un castello di sabbia sul bagnasciuga. La Morte, trionfante sul carro del Coronavirus, è tornata a far parlare di sé in grande stile. A terrorizzare con la sua falce il mondo intero.

È sorprendente come quella che dovrebbe essere l’inseparabile altra faccia della nostra esistenza continui ancora a sconvolgerci e ad annichilirci con la sua forza devastante. E forse riesce a lasciarci sgomenti soprattutto in quest’epoca in cui ci sembrava di procedere, inesorabilmente, verso la sconfitta del tristo mietitore.

Non è tutto perduto però, l’essere umano, discendente di Ulisse multiforme, ha ancora qualche freccia al suo arco: la scienza, la filosofia e la conoscenza.

Edoardo Boncinelli, scienziato-filosofo, in un intervista sempre attuale rilasciata a Mariantonietta Colimberti e pubblicata su “NORMALITÀ, AREL la rivista” parla della morte contrapponendole l’eccezionalità della vita, asserendo che: «Il vero, eccezionale, mistero è la nascita, il come ci materializziamo nel corpo e nella mente.»

Vi invitiamo a leggerla per riportare alla “normalità” quell’altra faccia della medaglia:

“La morte e noi. Anatomia di un istante”