Beniamino Andreatta
Beniamino Andreatta, il fondatore dell’Arel, è stato una delle figure pubbliche più originali e creative del Novecento. Economista, politico, uomo di Stato, ha attraversato da protagonista i più decisivi passaggi di quattro decenni di storia del nostro Paese e dell’Europa (era nato a Trento l’11 agosto 1928) dai primi anni Sessanta al 15 dicembre 1999, quando un malore lo colpì alla Camera durante le votazioni sulla Finanziaria. Non si è più svegliato e si è spento a Bologna il 26 marzo 2007.
Più comunemente chiamato Nino dagli amici e dai colleghi, era nato a Trento l’11 agosto 1928, ma da anni risiedeva a Bologna, dove si è svolta gran parte della sua lunga carriera accademica.
La formazione, l’accademia, la ricerca
Nel capoluogo emiliano si è svolta gran parte della sua lunga carriera accademica. In precedenza, aveva insegnato alla Cattolica di Milano e nell’Università di Urbino; nel 1968 a Trento, dove è tra i fondatori della Facoltà di Sociologia, si trova a misurarsi con la dura contestazione studentesca. Successivamente, fonda a Bologna l’Istituto di Scienze Economiche e la Facoltà di Scienze Politiche.
All’Università e all’economia Beniamino (“Nino” per famigliari e amici) era arrivato dopo gli studi in Giurisprudenza a Padova, dove nel 1950 aveva ricevuto il premio come miglior laureato dell’anno. Sono quelli gli anni in cui in Italia cresce l’esperienza di «Cronache Sociali» di Giuseppe Dossetti, Giuseppe Lazzati, Giorgio La Pira. Leggendo i saggi sulla «povera gente» di La Pira Andreatta scopre insieme l’economia, Keynes, il solidarismo cattolico, e intraprende nuove letture e una nuova strada che lo porterà prima alla Cattolica come assistente volontario, poi a Cambridge come visiting professor.
Nel 1961, dopo il matrimonio con Giana Petronio dalla quale avrà quattro figli, va in India presso la Planning Commission del Governo Nehru per conto del MIT (Massachusetts Institute of Technology). Nel 1962, a 34 anni, diventa professore ordinario. Grande innovatore, nei primissimi anni Settanta fonda con Paolo Sylos Labini l’Università di Arcavacata a Cosenza sul modello dei campus anglosassoni; una vera e propria scommessa su un Mezzogiorno da far evolvere e non più soltanto assistere.
Il rettore Andreatta ad Arcavacata
Nel 1974 Andreatta, che già fa parte del gruppo di intellettuali che si raccoglie intorno al Mulino, fonda a Bologna Prometeia (un’associazione per gli studi econometrici) e poi, alla fine del 1976, l’Arel a Roma, un’associazione inedita nel panorama di allora, concepita come un luogo dove politici, imprenditori, studiosi, possano incontrarsi per dibattere concretamente sui principali temi del paese, spesso anticipando questioni ed elaborando soluzioni legislative.
La politica e il governo
L’incontro con la politica avviene negli anni Sessanta, quando Andreatta diventa consigliere economico di Aldo Moro. Insieme a un gruppo di professori, tra cui Siro Lombardini, Giuliano Amato, Giorgio Ruffolo, Franco Momigliano e Alessandro Pizzorno, costruisce le basi degli indirizzi economici del centrosinistra.
Tra i numerosi incarichi governativi ricoperti a partire dal 1979 restano memorabili le scelte compiute da Ministro del Tesoro: il «divorzio» tra Tesoro e Banca d’Italia, realizzato con il Governatore Carlo Azeglio Ciampi; 200 nomine bancarie sganciate dalle lottizzazioni dei partiti; sostituzione dei dirigenti pubblici i cui nomi erano comparsi nelle liste della P2. Infine, la decisione più forte, che gli costò 10 anni di ostracismo di buona parte del suo partito e di esclusione dal governo: la messa in liquidazione del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. In quest’occasione, Andreatta respinge le pressioni che gli vengono dal massimo livello del suo partito, la Democrazia Cristiana, e denuncia in Parlamento le responsabilità dello IOR, la banca vaticana. Uomo profondamente cattolico, ma intransigente e laico nell’esercizio del potere.
Nel prosieguo degli anni Ottanta Andreatta ricopre a lungo l’incarico di Presidente della Commissione Bilancio del Senato, dove conduce una battaglia spesso solitaria contro «il partito della spesa e del disavanzo» che ha molti sostenitori anche nel suo partito.
Acceso europeista, diventa vicepresidente del PPE (Partito Popolare Europeo) e sin dai primi anni Ottanta stringe legami forti con Helmut Kohl, del quale resta importante interlocutore anche alla caduta del Muro di Berlino.
Gli anni Novanta, Tangentopoli e l’Ulivo
Andreatta torna Ministro nel 1993, quando Tangentopoli spazza via una larga parte di classe dirigente e governativa e c’è bisogno di volti mai sfiorati dal sospetto di mancanza di integrità. Prima al Bilancio nel Governo Amato (dove chiude la Cassa per il Mezzogiorno), poi agli Esteri nel Governo Ciampi (dove avanza una articolata proposta di riforma dell’Onu).
Con l’avvento di Silvio Berlusconi e del centrodestra al governo, Andreatta guida l’opposizione del Gruppo PPI (Partito Popolare Italiano, nato dalle macerie della DC) alla Camera ed è protagonista della caduta di Rocco Buttiglione, che vuole schierare il partito a destra, e poi del cosiddetto “ribaltone” che determina la caduta del primo Governo Berlusconi.
Da lì Andreatta è l’artefice della svolta che porta alla nascita dell’Ulivo, l’alleanza pluripartitica elettorale che sancisce l’incontro tra le due grandi culture politiche del Novecento, quella cattolica e quella post-comunista: il leader sarà Romano Prodi, suo storico allievo.
Nel primo Governo Prodi, da Ministro della Difesa, Andreatta compie la riforma degli Stati Maggiori e la missione Alba, la prima a guida italiana, promuove tutte le azioni e le alleanze utili alla realizzazione di una difesa europea, avvia l’abolizione della leva e la nuova fase del servizio civile.
Dopo la caduta del Governo Prodi, nel 1998, fonda Carta 14 Giugno, un’associazione ulivista che si propone di allargare le basi democratiche del consenso e favorire la riduzione del potere dei partiti, un’idea, questa, che Andreatta coltivava fin dagli anni della Democrazia Cristiana e per la quale viene fortemente osteggiato dal PPI durante la campagna elettorale per le europee del 1999, quando auspica l’incontro tra popolari e democratici e la ripresa di un cammino comune di “cessione di sovranità” da parte dei partiti di centrosinistra.
«Di intelligenze così ne nasce una in un secolo», disse Giuliano Amato quando Nino Andreatta fu colpito da malore alla Camera
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Congresso straordinario PPI
Rimini, 2 ottobre 1999
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LO SPECCHIO DEL CIELO. AUTORITRATTI SEGRETI PRIMA DI UN ALTRO LUNEDI’
a cura di Vittoria Alfaro e Andrea Scazzola, RaiDue 14.6.1992
Intervista con Nino Andreatta di Andrea Scazzola.
Si ringraziano le Teche Rai per la gentile concessione.
- Ascolta qui la prima parte © RAI
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Tutti gli diranno: grazie
di Enrico Letta
Nino Andreatta e la Resistenza
Un vero maestro
di Roberto Pinza